Cos’è l’overtourism? Tutti gli effetti su una destinazione e valide soluzioni operative
La sostenibilità è il modello di sviluppo per il settore turistico attualmente più condiviso. Ambiente, economia e società sono i tre pilastri su cui si fonda lo sviluppo sostenibile, e la cui salvaguardia determina anche l’immagine e la reputazione turistica di una destinazione. Eppure, questo modello di sviluppo entra in crisi quando nelle destinazioni, siano esse grandi città, aree rurali o piccoli borghi, entra in gioco la questione dell’overtourism.

Cos’è l’overtourism?

Per overtourism– o sovraffollamento turistico- si intende quel fenomeno, diffuso ormai in moltissime destinazioni in tutto il mondo, che dall’UNWTO viene definito come “l’impatto negativo che il turismo, all’interno di una destinazione, ha sulla qualità di vita percepita dei residenti e/o sull’esperienza del visitatore”.

Tale impatto negativo sulla destinazione, che si manifesta attraverso il sovraffollamento di alcune aree o di interi territori, genera degli impatti a tutti i livelli della sostenibilità.

Perché una destinazione sia efficiente, sostenibile e virtuosa, l’overtourism non dovrebbe diventare una questione da risolvere solamente nei casi in cui il fenomeno sia già evidente, ma dovrebbe essere gestito dalla destinazione prima che si manifesti.

Tutti gli effetti dell’overtourism

L’overtourism nelle dinamiche ambientali

L’ambiente è pesantemente minacciato dalla questione overtourism, dato che il numero di rifiuti generati aumenta proporzionalmente con l’aumento del numero di turisti, così come l’ammontare complessivo del consumo dell’acqua o le emissioni di CO2 dovute agli ingorghi causati dall’approdo dei turisti a destinazione in determinati momenti dell’anno.

L’impatto dell’overtourism nella società

A livello sociale l’overtourism sembra far registrare le polemiche più frequenti. Ne sono degli esempi lampanti le situazioni che nel corso del tempo si sono verificate a Venezia o Barcellona, solo per citarne alcune. Le problematiche sociali, che si manifestano in seguito al fenomeno dell’overtourism, si spiegano con una sorta di rivalità che si instaura tra la comunità locale e i turisti. Gli abitanti del luogo si dimostrano infatti particolarmente sofferenti circa la presenza eccessiva di turisti, che si traduce per loro in problemi di circolazione, aumento incondizionato dei prezzi, minore sicurezza, aumento di rifiuti e un generale sentimento di antagonismo e antipatia verso il turista.

L’insofferenza della popolazione locale ha generato delle vere e proprie manifestazioni e rivolte per sensibilizzare le istituzioni ad occuparsi di una questione che non può più essere ignorata, e che sta causando danni alla compagine sociale di alcune destinazioni.

Ma non è solo la popolazione locale ad essere danneggiata dal fenomeno. L’overtourism ha un impatto negativo anche sull’esperienza di viaggio e nella permanenza in destinazione del turista. A causa del sovraffollamento, egli si dimostra spesso insoddisfatto nei confronti dell’avventura vissuta, specie se caratterizzata da interminabili code per l’accesso alle principali attrazioni, dall’eccessiva affluenza nei bar e nei ristoranti, da problemi di trasporto e di accessibilità e dall’eventuale sporcizia derivata dall’accumulo di rifiuti. Tutte queste problematiche, e il sentimento di insoddisfazione del turista, non fanno altro che danneggiare significativamente l’immagine della destinazione.

Un ulteriore risvolto dell’overtourism a livello sociale è la progressiva standardizzazione dell’offerta creata per intercettare le necessità di un sempre maggiore numero di persone. Agli esercizi commerciali a forte impronta locale e ad attività ristorative tipiche si sostituiscono perciò negozi di grandi catene e ristoranti che offrono una cucina internazionale; parallelamente gli stessi residenti percepiscono il conseguente snaturarsi della loro realtà identitaria. Questo fenomeno, portato all’ennesima potenza, conduce alla perdita del genius loci, ossia alla distruzione dell’identità distintiva della destinazione.

Overtourism: quali conseguenze a livello economico?

Anche a livello economico l’overtourism riesce ad avere degli impatti negativi. Quando si parla di turismo, e in maniera particolare degli ingenti numeri che l’industria riesce a registrare, un’enorme affluenza è sinonimo di un risultato economico vincente. Tuttavia, l’overtourism è causa dell’aumento medio dei prezzi, dell’aumento del prezzo degli affitti e più in generale del costo della vita, fino ad arrivare a casi di gentrification, ossia un fenomeno sociologico che trasforma un quartiere popolare solitamente residenziale in una realtà pittoresca particolarmente appetibile per un mercato turistico di estrazione alto borghese.

In questo caso, man mano che l’interesse borghese cresce verso aree un tempo solamente appannaggio della classe operaia, crescono anche investimenti urbanistici di riqualificazione, vengono aperte nuove attività commerciali per soddisfare le mutate esigenze degli abitanti, gli immobili acquisiscono un nuovo e maggiorato valore e il prezzo degli affitti sale drasticamente. Gli aumenti economici dei prezzi, degli affitti e dello stile di vita, molte volte, porta all’abbandono di questi luoghi da parte della popolazione originaria che viene man mano sostituita da una compagine più facoltosa.

Situazioni queste che vanno a minacciare da un lato il sostentamento della popolazione locale e dall’altro l’esperienza del turista.

Gli esempi più lampanti di gentrification degli ultimi decenni si trovano a Barcellona, Parigi, Berlino, Londra, New York. In Italia a Venezia, Roma, Milano, ma anche in quelle zone un tempo rurali oggi al centro del mercato turistico nazionale ed internazionale come il Chianti, soprannominato dagli anglofoni “Chiantishire” vista la grande presenza di seconde case di inglesi e di americani.

Un altro impatto che potrebbe verificarsi nelle destinazioni con un grande numero di arrivi e presenze è che si instauri una monocultura turistica. Man mano che i numeri crescono, durante il ciclo di vita di una destinazione, l’interesse imprenditoriale per il turismo cresce progressivamente fino a raggiungere casi in cui quasi tutta la struttura business sia rivolta verso tale settore. Questo pericolo è stato significativamente messo alla luce durante la pandemia da covid-19. L’impossibilità negli spostamenti, dovuta al lockdown e alle varie misure restrittive per il contenimento del contagio, hanno quasi azzerato la pratica turistica facendo registrare delle perdite economiche enormi per quelle destinazioni che facevano del turismo l’unica risorsa economica.

Una veduta dell'area del Chianti, dove il fenomeno della gentrification ha generato il cosiddetto "Chiantishire". © Visit Chianti

Possibili soluzioni all’overtourism

L’overtourism è una minaccia che le destinazioni turistiche dovrebbero gestire nel tempo, prima ancora che il fenomeno possa manifestarsi in tutti i suoi impatti.

Essendo questo un fenomeno che potenzialmente può verificarsi in qualsiasi destinazione: da una città ad un centro storico, da un piccolo borgo ad una destinazione di grandi dimensioni; non esistono soluzioni standardizzate che possano risolvere il problema univocamente. Le varie strategie per mitigare l’avvento dell’overtourism dipendono dalle caratteristiche della destinazione in termini di grandezza, struttura dell’offerta, caratteristiche della domanda, dall’attrattività e da una sapiente analisi e gestione dei flussi turistici.

Per le destinazioni e quei territori che ancora non presentano il rischio del sovraffollamento turistico la soluzione più efficace è quella di iniziare a sviluppare delle politiche strategiche preventive. Tra queste molto efficace è cercare di intervenire sull’offerta in modo tale da distribuire i flussi ed evitare i picchi nei classici mesi estivi o invernali favorendo la destagionalizzazione dell’offerta.

Per le destinazioni, invece, che già sperimentano l’overtourism, oltre alle soluzioni sopra citate, è di precipua importanza tutelare gli abitanti locali e la sostenibilità del territorio, anche a discapito della diminuzione del numero di turisti. Non sempre, infatti, una maggiore affluenza o una cultura del “tutto esaurito” è sinonimo di efficienza economica. Anzi, alcuni casi hanno dimostrato come un abbassamento di arrivi e presenze abbia innalzato la propensione di spesa dei turisti durante la permanenza nel territorio prescelto, in quanto più soddisfatti e partecipi delle esperienze vissute in destinazione

Un’ altra importante strategia per contrastare l’overtourism in destinazioni in cui esso sia già in corso è diversificare l’offerta in termini di prodotto turistico in modo da intercettare differenti tipologie di turisti in momenti differenti. 

Molto valido è inoltre il trend di ridirezionare il turista “fuori” dalla destinazione, in territori ad essa adiacenti, in modo da alleggerire il carico delle zone più frequentate e di creare sviluppo sostenibile per un area sempre più vasta. Alcune tipologie di zone che si prestano particolarmente a quest’azione sono l’entroterra che affianca, a pochi chilometri di distanza, le più affollate destinazioni balneari e, per quanto riguarda le grandi città, le aree industriali o di campagna poco al di fuori del suo centro.

 

Cosa possiamo fare noi di justgood tourism

Noi di justgood tourism affianchiamo le destinazioni nel comprendere innanzitutto a che punto del loro ciclo di vita si trovano, analizzando tutte le problematiche passate, presenti e future, tra cui spesso rientra l’overtourism. Insieme agli stakeholder interessati dalla governance della destinazione struttureremo poi un piano strategico pluriennale per lo sviluppo sostenibile a medio e lungo termine che tenga conto di impatto ambientale, sociale ed economico. Scopri tutto ciò che possiamo fare per te.

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